ARTICOLO | Continua a Vigilare l’Operato del Comitato

Continua a vigilare l’operato del Comitato.

Sanità. Il pensiero torna a Tina Anselmi, al suo impegno civile che portò, nel 1980, Alla nascita del Servizio
Sanitario Nazionale, basato sul principio della tutela della salute come bene imprescindibile. Per molti anni il
Servizio ha assolto degnamente alla sua vitale funzione, mentre oggi fa purtroppo fede l’ultimo rapporto
OASI della Bocconi sul SSN: negli ultimi 20 anni c’è stata una erosione continua del finanziamento del
sistema nazionale pari a trenta miliardi di euro. Lo spazio vuoto è stato occupato dalla sanità privata, le cui
strutture sono passate dal 38,9% del 2000 al 58% del 2020. La spesa pubblica per l’assistenza privata
accreditata, compresa quella ospedaliera, vale il 17% del budget pubblico ed è passata da 34 miliardi di euro
del 2012 ai 41 del 2021. Secondo lo stesso studio la spesa privata volontaria per servizi sanitari nel 2019
incideva per 2,2% del Pil, nel 2021 è salita al 2,4%, la più alta d’Europa. La mancata programmazione di
figure specialistiche, soprattutto in certi settori, va ad aggravare la situazione dirottando sempre più persone
verso la sanità privata con la progressiva chiusura di strutture ospedaliere e territoriali. In 20 anni gli ospedali
pubblici sono passati da 777 a 516. Le chiusure hanno interessato soprattutto le aree interne e montane, senza
il potenziamento delle strutture territoriali, della medicina di base e domiciliare con prevedibile aumento
degli accessi al pronto soccorso. Inserire l’autonomia differenziata in questo quadro, oltre ad essere iniqua,
costituisce un azzardo, contraddice la Costituzione e porterà ad una risposta regionale differente non
garantendo quei livelli essenziali di assistenza che sono alla base del nostro benessere. L’inevitabile ricaduta
a livello locale di questo quadro nazionale ci porta ad affrontare le criticità della nostra area montana, dove
facciamo i conti con una viabilità ridotta a causa dei cronici ritardi della SS 76. In quasi tutte le unità
operative, sia ospedaliere che territoriali, mancano medici, infermieri e tecnici. L’area medica è quella che
soffre di più di carenza di personale. Una intera ala ospedaliera, che ha subito subito danni dai terremoti del
1997 e 2016 è tuttora inagibile, con l’inevitabile compressione degli spazi e, nonostante le promesse, a
tutt’oggi non si è ancora fatto nulla. Stessa sorte è toccata alle nuove sale operatorie, di cui si parla da anni,
ma non si è ancora posta la prima pietra, mentre i costi per la loro realizzazione continuano a lievitare. La
riduzione dei posti letto in medicina, così come l’accorpamento di alcune unità operative da temporanee sono
divenute permanenti. La riduzione degli organici ha comportato la chiusura di alcuni ambulatori e in taluni
momenti la riduzione dell’attività chirurgica. Ogni anno si attende con timore l’arrivo delle ferie, foriere di
nuovi disagi. Per non parlare dello scandalo della chiusura abusiva della pediatria (riportato anche da una
pubblicazione nazionale) con la riduzione a servizio ambulatoriale. Identica sorte è toccata al Punto Nascita e
alla Ginecologia, ridotta ad un servizio ambulatoriale, con soli tre posti letto in chirurgia e senza reperibilità.
La Fisiatria Ospedaliera di Fabriano, la sola in area vasta con 18 posti letto, ha solo tre medici, mentre
nell’ospedale di Jesi, con tre posti letto in Neurologia per il post ictus, ne ha nove. Il punto prelievi del
Laboratorio è indecente ed è collocato da anni all’interno della Radiologia. La Psichiatria non ha più posti
letto e per un eventuale ricovero deve trasferire a Jesi. Si sente dire che la sanità fabrianese è poco attrattiva e
che i concorsi vanno deserti, ma se si procede solo con contratti a termine senza concorsi a tempo
indeterminato, si renderà sempre più difficile reperire personale.
Vi è poi il trasferimento della sede legale dell’Area Sanitaria Territoriale (Ast) ad Ancona. Abbiamo perso
anche questa dirigenza che aveva giustificato l’acquisto dello stabile in via Turati. Attualmente non vi è un
direttore stabile della Ast che possa dare indirizzi programmatici ed assumere responsabilità, ma una figura
pro-tempore che oltre ad essere liquidatrice della dismessa Asur ha il compito di traghettare l’Ast fino alla
nomina del direttore generale che dovrà nominare a sua volta il direttore sanitario, il direttore amministrativo
e il direttore socio-sanitario (legge 502).
Tempo addietro si era elaborata una proposta per fare del Profili un presidio di riferimento, ripristinando le
funzioni cui aveva sempre assolto, Punto nascita compreso che, per le particolari condizioni orografiche,
poteva essere accordato come accaduto nella regione Emilia Romagna. Progetto questo, purtroppo lasciato
spirare, che oltre a dare certezze a un territorio disagiato avrebbe rallentato lo spopolamento e riacceso
prospettive alla sua gente. Speriamo da questo punto di vista in una sentenza favorevole ancora pendente
presso il Consiglio di Stato.

Comitato per la salvaguardia dell’Ospedale Profili, (2023, 18 marzo). Continua a vigilare l’operato del comitato. L’Azione, 3.