ARTICOLO | Pericolo Idrogeologico


PERICOLO IDROGEOLOGICO

Incontro pubblico tra geologi e cittadini: criticità nella valutazione dei rischi e futuri progetti per una diversa programmazione

Che l’alluvione non fosse stata vista arrivare è apparso evidente fin dai primi momenti. Mentre le ramificate responsabilità dell’accaduto continuano a cambiare destinatari, le problematiche ed i dubbi sulla gestione dell’emergenza corrono il rischio di assopirsi. Nonostante tutto, in arrivo i primi 96 milioni di euro destinati alla ripresa e via libera alla messa in sicurezza delle zone interessate, affrettata dal braccio di ferro dei comuni della Valle del Misa con la Regione a seguito di una nuova piena, lo scorso 16 gennaio. Le responsabilità istituzionali si intrecciano alla necessità di una profonda ripianificazione delle aree urbanizzate, anche nel territorio comunale: nel frattempo, la protezione civile regionale emette un nuovo avviso di allerta meteo per criticità idrogeologica in relazione all’intera giornata di venerdì scorso. «Prevenzione assente, non si parli di sfortuna». Riecheggiano le parole pronunciate dal presidente dell’Ordine dei Geologi delle Marche Piero Farabollini poco dopo l’alluvione. È infatti anche intorno agli specialisti ed i geologi del proprio comprensorio a stringersi l’urgenza della prevenzione ed il diritto ad una maggiore consapevolezza per politica e pubblico.

Tali sono stati i temi alla base di “Terra Nostra”, l’incontro promosso ed organizzato dal Circolo ARCI “Il Corto Maltese”, tenutosi lo scorso 23 febbraio alle ore 21:00. Una serata di informazione, discussione e confronto sui temi del pericolo idrogeologico, criticità nella valutazione dei rischi e futuri progetti per una diversa programmazione a tutela del territorio. Un’occasione di confronto fra un nutrito gruppo di geologi, tecnici del settore e cittadinanza per porre delle nuove basi in un dialogo – che interessa inoltre tutti i 7.400 comuni a potenziale rischio idrogeologico sull’intero suolo nazionale – rivolto anche alle istituzioni comunali, regionali ed enti preposti. Fra i diversi ospiti, il geologo fabrianese Fabrizio Moscè, membro del comitato “Alla scoperta del Giano”, e Fabrizio Bendia, assegnista di ricerca in geologia presso l’Università di Camerino, il quale ha preso parte come specialista all’interno del documentario proiettato ad inizio serata e presentato originariamente per FOCUS, sui tesori geologici di Marche ed Umbria, cedendo subito il passo ai numerosi argomenti di dibattito. Immediata la preoccupazione legata agli eventi di settembre, con il timore di un concreto futuro rischio idrogeologico nell’area, anche dovuto all’estensione del bacino idrografico del Fiume Esino, caratterizzato dall’andamento torrentizio tipico dei corsi d’acqua che si gettano nell’Adriatico. Con il Giano quale uno dei principali affluenti, il suo bacino – con i suoi 1.203 km² – si trova infatti in condivisione fra la zona di Fabriano e Sassoferrato, uno dei comuni maggiormente colpiti dall’alluvione, evento dal quale il comprensorio non può dunque ritenersi immune, come sottolineato dallo stesso Moscè. Criticità che si estendono dal fabrianese all’intera Regione in merito all’esigenza di una nuova programmazione, con un focus anche a livello provinciale: basti pensare alla mappatura dello stesso bacino, ferma a Serra San Quirico e totalmente assente per l’intero entroterra montano. La necessità espressa dai cittadini sulla possibilità di un allarme precoce per eventi di emergenza e la messa in sicurezza per tutti gli edificati interessati nel corso degli anni da fenomeni di esondazione si unisce ai quesiti riguardanti la manutenzione ordinaria di fossati e rive dei torrenti. Territori fragili che meccanizzazione dell’agricoltura e progressiva diminuzione delle terre coltivate hanno contribuito ad indebolire, provocando inoltre l’instabilità di molti versanti, interessati da fenomeni franosi. Fra i più impellenti temi di diretto interesse idrico ed idrogeologico, particolare interesse circa lo stato del fiume Giano e l’attuale previsione di parziale ritombatura per il tratto a monte di via Cialdini, in mitigazione dei supposti rischi di esondazione al netto di una maggiore difficoltà nella manutenzione degli argini e degli alvei, ancora adesso assente per gli affluenti del Giano. Censura pressoché unanime da parte dei tecnici nei confronti della possibile ricopertura del fiume. Unica certezza, al momento, la variante approvata in Regione che permetta il passaggio della fognatura in Piazza Garibaldi al fine di convogliare gli ultimi scarichi del centro storico che riversano tuttora direttamente nel fiume. Il tutto, sommato alla scarsa gestione del reticolo idrografico dei fossi e ruscelli affluenti, la maggior parte dei quali versa in stato di abbandono, conclude un quadro con largo margine di miglioramento.

È soprattutto deciso a non lasciarsi estinguere nei limiti di una singola serata il proficuo dialogo instaurato durante l’incontro di giovedì: al termine del dibattito, l’impegno e la disponibilità degli ospiti per l’organizzazione di un percorso di approfondimento pone le basi per una prossima serie di eventi sull’argomento. Fra le anticipazioni, una prima data sul tema del ruolo dell’agricoltura nella protezione del territorio, l’idea per un convegno in collaborazione con l’università di Camerino e soprattutto la proposta di un protocollo destinato alle amministrazioni con delle linee guida sulla salvaguardia del territorio. Infine, più importante fra tutti, il fiume Giano: stato dei lavori e prospettive future. Tutti gli interessati al tema avranno presto a disposizione un sito internet per condividere informazioni, futuri appuntamenti e continuare ad aggiornare il punto della situazione sui temi della tutela del comprensorio, mitigazione dei rischi idrogeologici e prospettive specialistiche di prevenzione per la comunità.

 

Tommaso, M. (2023, 11 marzo). Pericolo Idrogeologico. L’Azione, 3.